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Cavallo Pazzo

by Ivan Francesco Ballerini

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1.
Testo e musica di Ivan Francesco Ballerini Cavalcavo nelle grandi praterie, si dice “invulnerabile” a proiettili e a malie, cavalcavo nelle terre del Nebraska, una borraccia al collo e un coltello in una tasca. Cacciavo fino a tarda notte, i miei mi gonfiavano di botte, perché tardi ero tornato, coi vestiti tutti sporchi e col viso insanguinato. Mia madre pettinava i miei capelli, erano ricci e non lisci, come quelli dei fratelli, di color castano chiaro, che per un Dakota è veramente un fatto raro. Non credo di aver chiesto mai aiuto, tra i miei compagni più fedeli c’è Toro Seduto, da lui ho appreso l’arte della guerra, a guardarmi le spalle, a protegger la mia terra. Poi sono arrivati i Federali, con abiti eleganti e uniformi tutte uguali, hanno sterminato tutta la mia gente, lasciandosi alle spalle niente o poco più di niente. Cavalco nelle grandi praterie, si dice “invulnerabile” a proiettili e a malie, non metto quasi più i piedi per terra, sul mio volto i colori sono quelli della guerra. Adesso combatto i Federali, i loro scalpi sembrano quasi tutti uguali, li vendo al padrone dell’emporio, in cambio chiedo whisky e frecce in avorio. Ho combattuto per la libertà, a volte per vendetta, per odio o per pietà, sempre sul piede di guerra, per difendere il mio popolo, il mio cielo e la mia terra. Si dice che sia morto pugnalato, ma questo non è stato dimostrato, con qualche freccia e qualche soldo in tasca, c’è chi giura di vedermi cavalcare nel Nebraska. Dedicata al leggendario Cavallo Pazzo
2.
Ascolto la pioggia che cade giù dal cielo, e osservo le stelle quando il cielo è sereno, cavalco al tramonto ammirando la bellezza, di mia moglie, dei miei figli, la loro tenerezza... mai, mai, vorrei veder finire, un amore, così grande, che mai potrà sfiorire. Ascolto i miei fratelli, seduti intorno al fuoco, la luce del giorno scende poco a poco, i profumi della sera corrono nel vento, preghiamo tutti insieme finché il fuoco non si è spento... mai, mai, vorrei veder partire, la mia gente, il mio cuore, son colmi di rancore, “uomo bianco” hai distrutto, hai distrutto la mia terra, conquistando col tuo odio, conquistando con la guerra... se mai, mai, se mai potrai capire, la mia voce che ti parla e che tu non vuoi sentire.
3.
Tutto il santo giorno passavo dentro il bosco o sopra gli alberi, cantavo a squarciagola correndo sopra i campi di papaveri, di notte mi accampavo qua e là, sentivo gli animali parlare fra di se e con gli alberi. Avevo un cavallo bianco come amico inseparabile, avevo una ragazza sioux che sorprendevo spesso in lacrime, magra e bella da morire, ma a volte la facevo soffrire… col mio fare indomabile. Fare l’amore con lei era qualcosa di fantastico, i suoi occhi neri avevano un che di magico, in cui dentro ci potevi morire, a me piaceva da impazzire il suo fare carismatico. All’alba e al tramonto praticava arti magiche, si dipingeva il viso e il collo con erbe selvatiche, che lei aveva raccolto qua e là, con cui poteva preparare le sue pozioni magiche. Stacco chitarra assolo Si trattava perlopiù di riti antichi e magici, venivano evocati spiriti misteriosi e arcaici, teneva sempre bassa la luce, cantava spesso a bassa voce, coi suoi poteri atavici. Avevo un cavallo bianco come amico inseparabile, avevo una ragazza sioux dai poteri magici, magra e balla da impazzire, ma spesso la facevo soffrire, col mio fare indomabile…
4.
Sempre sul mio cavallo stavo, non me ne separavo… mai, tutto, tutto il giorno intero, senza alcun pensiero… mai, vedi tutta questa terra, che adesso mi circonda… aspetta te… l’acqua, l’acqua ed il fuoco con cui spesso gioco… sono miei, e il vento che soffia ribelle sulla mia pelle… sono miei. Ricordo un giorno in pieno aprile, ero immerso dentro al fiume… e sei arrivata tu, cavalcavi, immersa dentro ai tuoi pensieri, ricordo come fosse ieri… com’eri tu, ho sentito, ho sentito un tuffo al cuore, che io non so spiegare… ma sei stata tu, proprio tu… batte, il mio cuore che batte che batte e non smette… dentro me… il mio sangue, il mio sangue che bolle, sotto la pelle… non so perché? Mi hai visto e in sella sei montata, così te ne sei andata… via da me, magari, se tu fossi restata, forse io ti avrei baciata… e tenuta a me, ho sentito, ho sentito un balzo al cuore, che adesso so spiegare… e sei stata tu, proprio tu… sento il mio cuore che batte, batte e non smette… per te… e il mio sangue, il mio sangue ora bolle, sotto la pelle… adesso per te. Da me, da me non puoi scappare, io ti verrò a cercare… e ti sposerò, mi hai guardato con un fare assai curioso ed io Gufo Grazioso… ti sposerò, mi hai guardato con un fare assai curioso ed io Gufo Grazioso… ti sposerò. Dedicata a Gufo Grazioso: moglie di Nuvola Rossa
5.
Lo sciamano 03:12
Sono scampato dal massacro della mia tribù, si dice avessi un anno di vita o poco più, non ricordo quasi niente di quel giorno, no, il corpo di mia madre, il suo corpo mi salvò. Dal freddo e dalla fame mi ha salvato Dio, dalle ingiustizie e dai soprusi ti salverò io, extrasensoriali sono i poteri miei, non chiedermi il motivo, spiegarti non saprei. A mia madre penso spesso e devo tanto sai, anche se ti ho detto, non l’ho conosciuta mai, il suo corpo esangue, il suo corpo mi salvò, per la seconda volta la vita mi donò. Stacco Credo i miei poteri me li abbia dati lei, non saprei dirti come, spiegarmi non saprei, una cosa sola posso giurarti io, quando chiudo gli occhi comunico con Dio. Se del futuro i fatti vuoi conoscere da me, al mio cospetto siedi, domanda, non temer, stringi le mie mani, com’io le stringo a te, in silenzio ascolta, nulla hai da temer. Son lo stregone, lo sciamano, da cent’anni ormai, se mi saprai ascoltare, mille cose scoprirai, extrasensoriali sono i poteri miei, in cielo come un’aquila librarmi io potrei... ripetere 2 volte ogni villaggio ha il suo sciamano
6.
Anche il mio cavallo è morto ormai, ho lasciato la sua carcassa lungo il torrente, i corvi tutt’intorno gli volano ormai, attratti dall’odore forte e pungente… Verso il nord mi sposterò coi miei guerrieri, nella testa mi corrono veloci mille pensieri, di passato e presente, di ciò che è stato, di un tempo felice, mai dimenticato, quando libero potevo correre sulla ali del vento, e nulla, nemmeno la morte mi faceva spavento… coro Verso il nord mi sposterò con la mia gente, per cercare di tornare a vivere liberamente, liberi di vivere e di cacciare, lontani dall’uomo bianco vogliamo scappare… coro Chivington ti scannerò con le mie mani, ti caverò gli occhi per darli in pasto ai miei cani, vigliacco, hai trucidato tante persone, donne, vecchi e bambini senza alcuna ragione, adesso è giunto il momento tuo di crepare, nasconditi, scappa, Colonello ti vengo a cercare… coro Presto riabbraccerò “Coda Chiazzata”, per tendere ai visi pallidi un’imboscata, insieme studieremo una strategia, che consenta alla mia gente di andare via, così abbiamo deciso con lui di rischiare, venderemo cara la pelle per continuare a sognare, così abbiamo deciso con lui di rischiare, venderemo cara la pelle per continuare a sognare… coro
7.
L’inverno è stato lungo e freddo, sembrava quasi non volesse passare, poca legna rimasta da ardere, poco fuoco con cui potersi scaldare, ma la neve si sta sciogliendo, sento di nuovo l’acqua scrosciare, da quel piccolo torrente, dove d’estate si può nuotare. La grande montagna rivela di nuovo il suo viso, per lungo tempo tenuto nascosto, ogni roccia, pietra e sentiero, mi rivela di nuovo il suo volto, e quella che l’anno passato, mi sembrava una piccola pianta, adesso mi guarda dall’alto, mi guarda dall’alto e canta… coro Anche l’inverno lungo e tetro, spalanca le sue braccia alla primavera, vedo cavalli correre leggeri, formando una folta schiera, e mia figlia solo ieri bambina, ho chiuso gli occhi soltanto un secondo, li riapro e si è fatta donna e canta notte e giorno… coro Ma a tutto questo non devo pensare, così prendo l’arco e le mie frecce, lego stretti i miei capelli, sistemo le mie lunghe trecce, salgo a cavallo prestando attenzione a non aver dimenticato niente, resta soltanto il canto di mia figlia, che mi echeggia nella mente… coro
8.
Vecchio fumo 02:34
Vecchio Fumo sei stato mio papà, mio padre è stato ucciso tanti anni fa, lo ricordo appena, lo ricordo vagamente, Vecchio Fumo non ricordo quasi niente. Ricordo ero appena dodicenne, portavo già la penna rossa dei Cheyenne, che tu mi avevi messo in testa, cavalcando lungo un sentiero, questa penna farà di te un grande guerriero. Esercitarmi a lottare il giorno intero, a orientarmi al buio senza perdere mai il sentiero, a combattere sotto la pioggia, a combattere nel sole rovente, per difendere dai visi pallidi la mia gente. Ricordo il giorno che te ne sei andato, ricordo che guardai il cielo tutto stellato, nemmeno una lacrima a bagnare il mio viso, di te resta soltanto il tuo sorriso. Vecchio Fumo sei stato mio papà, adesso sei volato in cielo, ma dove chissà? Nelle grandi praterie o nella notte stellata, il tuo canto echeggia in tutta la vallata... cavalchi nelle Black Hills, nel Dakota e nel Montana, ora splendi nella notte stellata. Dedicata a Vecchio Fumo zio materno di Nuvola Rossa
9.
Queste mani magre, screpolate dal vento, tremanti e fragili, portano i segni del tempo, che tu puoi vedere o toccare, passandoci sopra la tua mano, vincendo ogni paura, tu puoi andare molto lontano. Son le ultime parole, dette da mio nonno, che mi ha insegnato la vita, a combattere notte e giorno, senza provare mai dolore, neanche a fronte di una prova estrema, quando la voce si fa fioca e sotto i piedi la terra trema. Queste penne d’airone adesso, pongo sulla tua testa, saranno il tuo ornamento, per i nemici saran tempesta e se vedranno queste penne ondeggiare fluenti sulle note del vento dovranno rendersi conto a breve che è arrivato il loro momento. Mio dolce amore, in te ripongo la mia vita, tutta la mia conoscenza, ho riposto tra le tue dita, sia quella di politico, sia quella di guerriero, per il trionfo della giustizia e la pace nel mondo intero. Per me non versare lacrime, serba ogni mio insegnamento, in te ho riposto la clessidra, la padrona del tempo, sia quella di politico, sia quella di guerriero, per il trionfo della giustizia e la pace nel mondo intero, per il trionfo della giustizia e la pace nel mondo intero
10.
Quando sarò andato, allora lasciami andare, ho così tante cose da vedere, tante ancora da fare, non piangetemi mai, quando mi pensate, siate grati... delle cose passate, delle nostre giornate... tra amici, dei momenti passati... felici. Vi ringrazio, per l’amore dato, è arrivato il momento di viaggiare da soli, il passato è passato, la speranza vi rafforzerà e vi porterà conforto, non piangetemi mai e poi mai, perché non sono morto. Lasciate che i bei ricordi, allevino il dolore, io non sono lontano da voi, io mi chiamo Amore. Quando sarò andato, allora lasciami andare, sono nei mille venti che soffiano leggeri, sulle onde del mare, nei cristalli bianchi di neve, nei campi di grano, nelle calde giornate di pioggia, sono nella tua mano, perciò apriti alla vita... e vola, ricordati amore la vita... è una sola. Stacco: Sol Mimin Sol Mimin Quando sarò andato, allora lasciami andare, salta, balla, bacia, ridi, gioca, lasciati amare, quelle labbra che hai visto così rosse, non fartele scappare, e quegli occhi così belli e veri, in cui ti puoi specchiare, l’amore ti abbraccerà, e ti darà conforto, non mi piangere mai e poi mai... io non sono morto

about

La triste analogia degli accadimenti di fine 800, e gli
sconvolgenti attuali flussi migratori di disperati che
fuggono da guerre e carestie, in cerca di un posto dove
poter vivere serenamente, mi ha dato la forza per
portare a compimento questo per me appagante
e bellissimo lavoro.
Buon ascolto

Per anni ho sognato di produrre un disco tutto mio. Ma non si può scalare una montagna senza allenamento e soprattutto senza mezzi.
Quest’anno tuttavia, all’età di cinquantadue anni, ho sentito chiaramente dentro di me la necessità per cimentarmi in questa bellissima avventura.
Nel mese di Gennaio mi sono fatto coraggio ed ho provato a comporre alcune canzoni affrontando varie tematiche, sia di attualità, sia di accadimenti passati.
Mi avevano incuriosito molto i personaggi di Cavallo Pazzo e di Nuvola Rossa.
Il primo un guerriero, un pazzo scatenato, dai capelli ricci anziché lisci, che gli uomini bianchi cercavano disperatamente di uccidere senza mai riuscire nell’impresa (da qui la leggenda che fosse invulnerabile), il secondo nato per essere un politico, ed infatti è stato l’unico capo indiano a tessere le fondamenta di numerosi trattati di pace, che era riuscito in poco tempo a capire e a parlare la lingua dell’uomo bianco… basta guardare una sua foto per comprendere esattamente quello che sto scrivendo.
Così, leggendo le loro storie ed annotando su un taccuino le cose che più mi avevano colpito, ho composto due brani: “Vecchio Fumo”, zio materno di Nuvola Rossa, e “Cavallo Pazzo”, brano che da il titolo all’intero album.
Ho fatto ascoltare questi pezzi a mio fratello Antonio, insegnante e scrittore, persona dal linguaggio colto e raffinato che mi avrebbe senza dubbio messo in guardia se qualcosa non gli fosse piaciuto.
Invece è stato proprio lui a spronarmi, ad incitarmi ad andare avanti, a scrivere senza sosta, perché secondo lui, ma ne sono pienamente convinto anch’io, più si scrive più si riesce a tirar fuori uno stile autentico che non ricordi altri autori.
A questo punto, con in mano circa cinque brani completi nel testo e nella musica, mi sono messo in cerca di un professionista che, una volta ascoltati i pezzi, potesse darmi aiutarmi negli arrangiamenti.
Per questo delicatissimo lavoro mi sono avvalso della collaborazione di Alberto Checcacci, artista poliedrico che è riuscito a tirare fuori da ogni singolo brano, direi l’anima, quello che io esattamente intendevo comunicare da un punto di vista musicale. Grazie Alberto, grazie di cuore.
Arrangiare un intero disco, composto da 15 inediti, alcuni brani sono stati scartati, non è certo una passeggiata o cosa semplice... ci vuole tempo.
Intanto, durante i fine settimana, unico momento in cui sono libero da impegni lavorativi, ho composto il brano “Preghiera Navajo”.
Si tratta di una preghiera vera e propria, in cui il personaggio che parla, personaggio immaginario, prega per cercare di stabilire un contatto con l’uomo bianco, usurpatore di terre e di libertà.
Questa canzone l’ho inviata ad un concorso della casa editrice Aletti - Mogol, assieme ad altri due canzoni.
Questa tra migliaia di brani inviati, è stata premiata e selezionata dalla casa editrice per essere inserita in una loro antologia del “Premio Cet Scuola Autori di Mogol”.
Giunti a questo punto la strada mi sembrava segnata, e l’idea di produrre un disco con canzoni interamente dedicate agli indiani d’America, mi sembrava la scelta più giusta.
Tutti, i miei fratelli Mauro e Antonio, il caro Alberto, gli amici che ho più cari, tutti mi hanno incitato a seguire la strada del concept album.
Le canzoni sono uscite fuori da sole, come se le avessi già scritte da anni, il caro Alberto e coloro che mi conoscono bene ne sono testimoni.
Evidentemente, la triste analogia degli accadimenti di fine 800, e gli sconvolgenti attuali flussi migratori di disperati che fuggono da guerre e carestie, in cerca di un posto dove poter vivere serenamente, mi ha dato la forza per portare a compimento questo per me appagante e bellissimo lavoro. Buon ascolto.
Un abbraccio a tutti. Ivan

credits

released August 2, 2019

Testo e musica di Ivan Francesco Ballerini

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about

Ivan Francesco Ballerini Montevarchi, Italy

Nasce nel 1967 a Manciano, un paese situato nell’entroterra Maremmano.
Nel 2019 decide di iniziare a comporre in prima persona. Appassionatosi alle letture e alle gesta epiche di numerosi capi indiani, compone il brano “Cavallo Pazzo”, titolo che ritroveremo nel suo primo disco di inediti, un concept interamente dedicato agli Indiani d’America. ... more

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